Ragusa è una città situata sull’altopiano del “Patro”, circondata a sud-ovest da Cava Gonfalone e Cava Santa Domenica. La città è facilmente accessibile attraverso i tre ponti: Ponte Vecchio o Ponte dei Cappuccini, Ponte Pennavaria detto “Nuovo” e il Ponte “Giovanni XXIII°” detto di San Vito, per questo è conosciuta come la “Città dei tre ponti”. Cava Gonfalone è bordata dalla ferrovia che collega la Stazione di Ibla a quella di Ragusa Superiore attraverso un tracciato spettacolare, con circa tre chilometri di elicoidale quasi interamente in galleria, per superare un dislivello di 200 metri. Dopo il terremoto del 1693, i materiali per ricostruire la città di Ibla e costruire la nuova Ragusa sono stati estratti da Cava Santa Domenica e Cava Velardo. A Cava Gonfalone, i cosiddetti pirriatura lavoravano duramente per estrarre materiali lapidei per ampliare la città di Ragusa. Oggi, le immense latomie rimaste dal processo di estrazione si estendono sotto l’ospedale Giambattista Odierna nel calcare sottostante Igea. Le latomie sono accessibili da una strada che si innesta in Via Vittorio Emanuele Orlando attraverso un percorso pedonale. Durante la Seconda Guerra Mondiale, le latomie sono state utilizzate dagli abitanti del quartiere Cappuccini come rifugio antiaereo.
Necessaria prenotazione al :3391019926
La temperatura all’interno è di circa 21°C, ottima per sfuggire alla calura estiva, ma è consigliabile, per via dell’escursione termica, un abbigliamento consono: scarpe idonee e giacca.
Il costo dell’Ingresso è di € 5,00. Il costo è sempre comprensivo di una guida qualificata.
La Cava Santa Domenica, conosciuta anche come Cava Grande, è una caratteristica di Ragusa che divide la città in due per tutta la sua lunghezza. Un tempo, questa cava era utilizzata per la produzione agricola intensiva ortofrutticola e per l’estrazione e la lavorazione della pietra bianca calcarea per costruzioni. Successivamente, le grotte ricavate sono state utilizzate come ricovero per animali, magazzini e anche per attività collaterali all’estrazione della pietra, come la produzione di calce nelle “carcare”, un tipo di forno per cuocere le pietre. Nonostante la grandezza, queste latomie non possono essere paragonate per bellezza e spettacolarità a quelle di Cava Gonfalone. Tuttavia, il passaggio sotto i tre ponti del centro storico per accedervi è suggestivo. Alcune di esse sono puntellate perché non sono sicure dal punto di vista della stabilità.
Il sentiero di Cava S. Domenica conduce a Cava Velardo, dove si possono osservare diverse tombe scavate dai Siculi ai piedi del roccione. In questa zona si trova anche la chiesa del Carmine e un mulino ad acqua ancora in funzione, dove è possibile acquistare farina. Il mulino è attivo giorno e notte, producendo mediamente da 250 a 350 kg di farina in 24 ore. Se la trimoia si svuotava, un campanello composto da piccole piastre di ferro suonava sulla mola in movimento, avvisando il mugnaio. Durante i giorni di sabato e domenica, quando i mulini erano fermati per l’utilizzo dell’acqua per l’irrigazione, i mugnai riparavano i denti delle macine utilizzando martelletti.n
Il sentiero segue una discesa lungo il torrente e porta al romitorio di Santa Maria della Misericordia, gestito dal CAI di Ragusa. Passando sopra una parete adatta alla scalata, si raggiunge una strada creata dall’Azienda Forestale che permette di percorrere in mountain bike la cava fino a Ibla. Poco sopra il romitorio, c’è il sentiero che conduce alla Grotta del gigante, una grotta con una roccia che sembra il volto di un gigante dalla lunga barba. Il sentiero, in parte scavato nella roccia, porta alla Cava Celone, un’antica via di comunicazione fra la città e l’altopiano. La Cava si estende per 2 Km e confluisce in Cava San Leonardo, disabitata da alcuni anni e in lento declino. La Cava ospita una necropoli paleocristiana del IV-V secolo d.C.
Cava Paradiso è una delle perle più preziose del territorio Ibleo. Posizionata tra Cava Misericordia e Cava Volpe, questa cava incontaminata e affascinante è attraversata dal torrente Mastratto, uno dei tanti affluenti del fiume Irminio. Il fiume Irminio, nel fondovalle, crea alcuni laghetti caratteristici chiamati “Urvi”, piccoli specchi d’acqua scavati nella roccia. Cava Paradiso rappresenta una “vetta” delle cave, come una montagna all’incontrario.
La cava in questione presenta una gola profonda che si dirige verso il Lago di Santa Rosalia. Tra tutte le valli fluviali che attraversano l’altipiano con un andamento da Ovest a Est, è una delle più spettacolari, grazie alla sua relativa inaccessibilità e alla conformazione degli incavi. Tuttavia, in passato, gran parte della cava, soprattutto nella zona del fondovalle, era coltivata e abitata, al punto che ancora oggi si possono trovare alberi domestici come noci, melograni, ulivi, mandorli e carrube. Con attrezzature adeguate, è possibile visitare due grotte naturali, la Grotta della Volpe o dell’Acqua, situata all’inizio del ramo sottostante Casa Donna Fiurella, e la Grotta delle lame, sul fondo di un anfratto, nei pressi delle Case Cardello. A metà costa, c’è una singolare catacomba tardo antica di forma ellissoidale, con un baldacchino, sei arcosoli lungo la parete perimetrale e diverse fosse. Interessante la scritta in greco, accompagnata da un disegno inciso sulla colonnina anteriore destra del baldacchino. La cava si estende verso destra della chiesa di Santa Rosalia e si unisce al fiume Irminio.
In queste zone, i proprietari terrieri e i ricchi imprenditori della zona iblea possedevano vasti campi coltivati a grano, che venivano poi trasportati nei numerosi mulini lungo la cava del torrente San Leonardo, un affluente del fiume Irminio. Da qui deriva l’appellativo di “Cava dei mulini”, in quanto negli anni ’90 se ne contavano ben 22, sfruttando i salti del torrente. All’inizio del 1900, questa valle era molto attiva e fino agli anni ’50 vi abitavano oltre cento persone, con diverse professioni: mulinari, custari, sciumarari e lavandaie. L’arrivo dell’elettricità a Ragusa intorno agli anni ’50 e l’installazione di nuovi mulini a cinghia ha destabilizzato profondamente l’equilibrio delicato della Cava, causando un lento e inesorabile declino.