fbpx

Duomo di San Pietro

Eretta in collegiata con bolla di Clemente VIII del 2 gennaio 1597, due secoli dopo per Decreto Regio di Carlo III di Borbone (1797), ed in seguito a secolare disputa, è stata dichiarata Chiesa Madre al pari di San Giorgio. Fa parte anch’essa della lista dei Monumenti Bene dell’Umanità dell’UNESCO.

Danneggiata dal passare dei secoli e dalle frequenti scosse telluriche in quest’area ad alto rischio sismico, fu a più riprese ricostruita, si conserva ancora una cappella laterale dedicata all’Immacolata che ha resistito anche al terremoto del 1693.

La facciata, scandita da lesene decorate con conci nei plinti e bugnato lungo i fusti, è ripartita in due ordini per mezzo di un cornicione – marcapiano con inferriata. Nel primo si aprono i tre portali sormontati da timpani ad arco spezzato, quelli laterali hanno una decorazione intermedia con volute e sono sormontati da finestre rettangolari sovrastate da corone. Sopra il portone centrare c’è lo stemma con l’iscrizione “MATER ECCLESIA”. Il secondo ordine ospita quattro statue raffiguranti San Cataldo, la Vergine Maria e San Pietro, a destra Santa Rosalia. Nella stele intermedia del terzo ordine delimitata da archi spezzati, campeggia un fregio raffigurante Gesù Cristo in trionfo su raggiera sormontato da volute, sfera, e croce apicale in ferro battuto.

Tre rampe di scalini raccordano con una scenografica gradinata la sede stradale di Corso Umberto I con il sagrato del tempio. Su piedistalli lungo il perimetro sono collocate le statue dei dodici apostoli, chiamati dal popolo “santoni”, opere di Salvatore Ammatuna e del suo discepolo Pietro Petracolo.

L’interno della chiesa, a tre navate e con quattordici colonne con capitelli corinzi, è decorato, a partire dal pavimento, del 1864, con intarsi di marmo bianco, marmi policromi e pece nera. La volta presenta affreschi raffiguranti scene del Vecchio e del Nuovo Testamento. Vi sono poi sedici medaglioni dedicati ai Santi e ai dottori della chiesa (sull’asse mediano della navata centrale le seguenti raffigurazioni: la Fede, il Sacrificio di Abramo, la Speranza, la Scala di Giacobbe, la Carità, il Re David che compone i Salmi e le Opere buone), ciclo di pitture iniziato nel 1760 circa dal pittore locale Gian Battista Ragazzi con la collaborazione del figlio Stefano, e portati a termine intorno al 1780, probabilmente solo dal figlio. Nella controfacciata è addossata la cantoria su pilastri con il monumentale organo. Ai lati del portale troviamo due mausolei: quello di Giuseppe Campailla del 1858, e di don Carlo Interlandi del 1797.