Il Castello di Donnafugata è un’opera d’arte circondata dalla bellezza del paesaggio ibleo. La sua denominazione, secondo una leggenda antica, deriverebbe da “Donna Fuggita”, in riferimento alla fuga della regina Bianca di Navarra dalle mani del Conte di Modica, Bernardo Cabrera. Non è nota la data esatta della costruzione del castello, ma si sa che gli inizi della trasformazione in villa risalgono all’inizio dell’Ottocento. La figura del barone Corrado Maria Arezzo De Spuches è legata alla forma attuale del castello, che tuttavia è rimasto incompiuto. A causa dei costi di manutenzione, nel 1982 il castello è stato venduto al Comune di Ragusa e dopo lavori di restauro, è stato aperto al pubblico come importante testimonianza storica. Oggi, Donnafugata offre ambienti arredati, un parco con vari giardini e un museo del Costume che espone la collezione di abiti antichi e accessori “Gabriele Arezzo di Trifiletti” acquistata dall’amministrazione comunale nel 2015.
Donnafugata ha ospitato alcune importanti produzioni cinematografiche, tra cui “Kaos” dei fratelli Taviani, “I Vicerè” di Roberto Faenza ispirato al romanzo di De Roberto, “L’uomo delle stelle” di Giuseppe Tornatore, “Racconto dei racconti” di Matteo Garrone e alcuni episodi della serie del Commissario Montalbano tratti dai romanzi di Andrea Camilleri.
Il parco del Castello fu un lungo cantiere, gestito dal Barone Corrado Arezzo, che si interessò della progettazione e sistemazione del giardino, grazie alla sua vasta conoscenza in botanica. Inizi del ‘900, il Visconte francese Gaetan Combes de Lestrade, che aveva sposato Clementina, nipote di Corrado Arezzo e figlia di Vincenzina diede un nuovo impulso ai lavori di sistemazione del parco. Egli è attribuito la realizzazione del Parterre e di alcune aiuole ricche di iris, rose, violette e giunchiglie, migliorò il sistema di irrigazione e restaurò alcuni settori del parco. Il parco era fonte di orgoglio non meno delle splendide sale del castello, l’immenso spazio verde doveva essere prestigioso e sorprendente: il “potere del barone” si manifestava attraverso il sapiente e totale controllo della curiosità degli ospiti. Il parco include anche una Coffee house di ispirazione neoclassica, un vialetto che conduce alla collina sormontata da un tempietto circolare e una grotta, e un labirinto costruito in muratura, ispirato a quello inglese di Hampton Court, ma con un percorso più faticoso.